Ufficio Postale spedisce con Poste Italiane
Telegramma senza mittente: come risalire all'identità di chi ha inviato la comunicazione
Nella maggior parte dei casi, risalire al mittente di un telegramma è molto semplice: nome e cognome di chi invia la comunicazione, infatti, sono dati richiesti in fase di compilazione del telegramma.
Tuttavia può capitare di incappare in un telegramma anonimo, perché il mittente ha deciso di utilizzare un nome falso o inesistente o a causa di errori e sviste in fase di invio.
Fino a qualche anno fa, l’unico modo per inviare un telegramma era quello di recarsi all’ufficio postale, compilare l’apposito modulo e richiedere l’invio del messaggio.
Oggi esistono anche altri modi per inviare un telegramma: è possibile farlo per telefono, chiamando il numero 186 di Poste Italiane e dettando il testo del messaggio, ma anche online e tramite app. Tutti questi metodi, comunque, richiedono l’inserimento dei dati del mittente per l’erogazione del servizio.
Tali informazioni saranno necessarie, per esempio, per comunicare al cliente l’avvenuta consegna (o il mancato recapito) del telegramma. Ma sono fondamentali anche per altri motivi: come riportato nelle condizioni generali di contratto di Poste, infatti, un telegramma con mittente incompleto o generico espone il cliente al rischio del mancato recapito.
A prescindere dal metodo utilizzato per l’invio, il telegramma verrà comunque recapitato tramite posta: l’operatore postale si occuperà di stampare, imbustare e consegnare il messaggio presso l’indirizzo indicato dal cliente, consegnandolo di persona al destinatario o lasciandolo nella cassetta delle lettere.
La consegna del telegramma avverrà nello stesso giorno della spedizione, se l’accettazione da parte di Poste avviene entro le 7 del mattino (entro le 12 se diretto verso una delle Aree Metropolitane), oppure il giorno successivo.
Per messaggi molto urgenti, è possibile richiedere l’anticipazione telefonica del testo del telegramma fornendo all’operatore 186 il numero fisso o mobile del destinatario. Dopo aver ottenuto il consenso dell’interlocutore, l’operatore leggerà telefonicamente il testo del telegramma. Anche in questo caso, comunque, il messaggio verrà consegnato in formato cartaceo.
Ricevere un telegramma anonimo è un’evenienza piuttosto rara. Come anticipato, nel momento in cui si compila il modulo per l’invio del telegramma, in ufficio postale ma anche per i telegrammi online, viene richiesto di inserire nome e cognome del mittente, nonché il suo indirizzo.
Questi dati serviranno a Poste per erogare servizi accessori come il rilascio della copia mittente o la comunicazione di recapito del telegramma, e influiscono direttamente sul valore legale della comunicazione.
Il telegramma viene spesso utilizzato per comunicazioni importanti o ufficiali: come stabilito dal Codice Civile, infatti, una comunicazione di questo tipo non soltanto costituisce prova dell’invio della comunicazione, ma ha l’efficacia probatoria della scrittura privata.
Tuttavia, è possibile ricevere un telegramma che non ci permette di risalire al mittente del messaggio, magari perché è stato usato un nome falso oppure a causa di una svista in fase di compilazione. Proprio negli scorsi mesi, la Suprema Corte di Cassazione è stata chiamata a valutare un caso di corrispondenza anonima in ingresso in carcere avvenuta proprio tramite telegramma anonimo.
Partiamo da un presupposto: un telegramma che è stato recapitato corredato da un nome falso o da un mittente incomprensibile, quasi certamente non conterrà un messaggio ufficiale o urgente. Nel caso della corrispondenza anonima col detenuto di cui sopra, per esempio, il telegramma conteneva il testo di una poesia.
Come anticipato, un telegramma anonimo o in cui non si riesce a risalire all’identità del mittente non ha il valore legale di una scrittura tra privati, perdendo così una caratteristica cruciale ai fini delle comunicazioni ufficiali.
Quando si tratta di un anonimato involontario, per esempio dovuto a un errore in fase di compilazione del telegramma, la cosa più semplice da fare è contattare l’ufficio postale che si è occupato di recapitare il messaggio. Comunicando al portalettere il numero di telegramma, la data e nome e cognome del destinatario, l’operatore può risalire alla sua identità consultando l’archivio degli invii.
Risalire a un mittente che vuole restare anonimo potrebbe essere più complicato: in quel caso bisognerà indagare a partire dal contenuto del messaggio, che certamente potrà fornire importanti indizi sull’identità o sulla posizione di chi lo ha inviato.
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Autore
Laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Perugia con una specializzazione in Digital Marketing Strategy conseguita presso l’Università di Edimburgo, si occupa di contenuti web dal 2016.
Web journalist con la passione per i viaggi spaziali, la missione che persegue sulla Terra è quella di spiegare concetti complicati in maniera semplice, secondo i nobili principi cartesiani di chiarezza e distinzione.
È content editor e copywriter freelance per realtà imprenditoriali e web agencies italiane e statunitensi e collabora con diverse testate giornalistiche online.